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Tutti gli assi dell'Italia al tavolo del G-20

di Marco Fortis

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21 gennaio 2010

L' Italia è un paese piccolo, per abitanti e dimensioni, ma sarà tutt'altro che marginale nello scacchiere mondiale. Uno studio di Aspen Institute Italia realizzato in collaborazione con la Fondazione Edison dimostra che anche nella nuova geo-economia il nostro paese può rivestire un ruolo centrale. Nonostante il crescente peso degli emergenti, che hanno un capitale demografico gigantesco. Ma a patto che, con le riforme, vengano superati i tre limiti strutturali del paese.

l primo limite è oggettivo: l'Italia è un paese di soli 60 milioni di abitanti. Il secondo limite consiste in alcuni vincoli strutturali che frenano la crescita (il debito pubblico, l'evasione fiscale, il divario Nord-Sud, il deficit energetico ed infrastrutturale) e possono rappresentare degli ostacoli oggettivi anche nel posizionamento nella nuova geo-economia, per cui un progetto di riforme è essenziale per poter competere adeguatamente. Il terzo nodo: è cruciale un rafforzamento del sistema produttivo italiano, che pure è secondo per competitività solo alla Germania nel contesto internazionale, mediante un processo di aggregazione delle nostre imprese più piccole che accresca il numero delle imprese medio-grandi e grandi del cosiddetto "quarto capitalismo".
Il Pil resta certamente l'indicatore di riferimento per qualunque tipo di analisi comparata dei sistemi economici, ma la crescente complessità degli stessi sta spingendo gli studiosi a svolgere riflessioni sempre più ampie sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale, come dimostra anche il recente Rapporto Stiglitz-Sen-Fitoussi elaborato su incarico del presidente francese Nicolas Sarkozy.
Non solo il reddito, ma anche la ricchezza delle famiglie, il dinamismo imprenditoriale, gli aspetti ambientali e di qualità della vita entrano sempre più spesso nelle considerazioni relative alla misurazione comparata del benessere. Per queste ragioni lo studio di Aspen-Fondazione Edison ha esteso la sua analisi sul posizionamento dell'Italia nella nuova geo- economia del G-20 a una cinquantina di indicatori in sei categorie:

1) indicatori di dimensione: superficie, popolazione, Pil a valori correnti e a parità di potere d'acquisto,ricchezza netta delle famiglie a valori correnti e a parità di potere d'acquisto, debito pubblico e indebitamento delle famiglie;

2)indicatori di reddito e benessere: reddito nazionale lordo pro capite a valori correnti e a parità di potere d'acquisto, ricchezza delle famiglie media e mediana pro capite, qualità della vita, numero di auto e di abbonamenti telefonici per abitante;

3) indicatori di sviluppo, di welfare, della disoccupazione e del funzionamento dello stato: indice di sviluppo umano dell'Onu, spesa pubblica per le pensioni, l'educazione e la salute, tasso di disoccupazione, peso della burocrazia sulle attività di business, amministrazione della giustizia;

4)indicatori di economia reale: valore aggiunto dell'industria manifatturiera, bilancia commerciale con l'estero per i manufatti non alimentari nel complesso e per quattro principali categorie (meccanica non elettronica e mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli; autoveicoli, elettronica e prodotti per le tlc; chimica e farmaceutica; prodotti per la persona e la casae altri manufatti), terra arabile pro capite, valore aggiunto dell'agricoltura, bilancia commercia-le con l'estero per la frutta fresca, export di prodotti della dieta mediterranea, entrate turistiche internazionali, numero di siti del patrimonio mondiale dell'Unesco;

5) indicatori di produttività, competitività e ricerca: produttività complessiva e del lavoro a parità di potere d'acquisto, competitività nel commercio internazionale, spese in ricerca e sviluppo;

6) indicatori di dotazione di infrastrutture e indi-catori ambientali: livello delle infrastrutture di base, livello di autosufficienza energetica, numero di utilizzatori di internet e di sottoscrittori di abbonamenti internet di banda larga, emissioni di CO2 totali e pro capite, concentrazione di particolato fine nell'aria dei centri urbani,scarichi di inquinanti organici nelle acque.

Rispetto agli indicatori classici di riferimento (rappresentati dal prodotto interno lordo e dal reddito nazionale lordo pro capite) i maggiori punti di forza dell'Italia nel G- 20, in estrema sintesi, sono costituiti da: un basso debito delle famiglie e un buon livello assoluto, medio e mediano della ricchezza delle famiglie stesse; una qualità della vita tra le più alte (siamo secondi nel G-20 per The Economist); un sistema pensionistico e di welfare che assicura una buona sicurezza sociale; un posizionamento molto importante nella manifattura, nell'agricoltura e nel turismo a livello mondiale; una competitività elevata nel commercio internazionale; nonostante la lenta crescita dell'ultimo decennio, un buon livello di produttività aggregata (siamo terzi nel G-20 dietro Stati Uniti e Francia).
Per contro, l'Italia appare posizionata male quanto a peso della burocrazia sulle attività di business, lentezza e inefficienze nell'amministrazione della giustizia, livello elevato del debito pubblico, situazione generale delle infrastrutture e livello di dipendenza energetica dall'estero (dove siamo addirittura ultimi nel G-20).
  CONTINUA ...»

21 gennaio 2010
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